Il Sodalizio ha ritenuto opportuno fissare e specificare in alcuni punti, definiti come “Credo”, i lineamenti essenziali della propria fisionomia in relazione alla Dottrina e al Magistero della Chiesa Cattolica. Questo per evitare, in chi intendesse avvicinarsi alla realtà del Sodalizio, possibili errori o fraintendimenti circa la natura, i principi e le finalità dello stesso. Ciò anche perché nell’ambito dei vari gruppi, organizzazioni o fratrie di ispirazione cavalleresca non è raro imbattersi in una certa ambiguità o generica vaghezza, oppure in suggestivi richiami, per quanto attiene la dichiarazione di presupposti ed intenti.
È chiaro, tuttavia, che la necessaria schematicità espositiva degli articoli che compongono il nostro “Credo” rinvia a possibili approfondimenti e ulteriori precisazioni, che verranno senz’altro forniti a chi, seriamente interessato, ne facesse esplicita richiesta al Sodalizio.
Per una più esaustiva comprensione di detti articoli ed una più coesa visione d’insieme circa l’identità del Sodalizio, nel frattempo si rimanda altresì al nostro libro “Cavalleria: una Via sempre aperta” nonché a tutti gli stessi contenuti di questo blog.
CREDO
1. Noi crediamo che in Adamo, capostipite dell’intero genere umano, con la Rivelazione Primordiale Dio abbia comunicato Sé Stesso nella pienezza e completezza della misura da Lui stabilita riguardo la nostra natura.
2. Noi crediamo che: «La santità originale è stata perduta a causa del peccato del primo uomo. Per questo tutte le forze dell’anima restano, in una certa misura, destituite dal loro proprio fine per il quale erano ordinate alla virtù» (san Tommaso, Summa Theol., Ia IIae q.85 a.3).
3. Noi crediamo che, ciò nonostante, nel cuore degli uomini, a tratti riconosciuta, è conservata la “memoria” di ciò che, in Adamo, già sapevamo.
4. Noi crediamo a Dio “Trino e Uno” – Padre, Figlio e Spirito Santo – ed alla Incarnazione, in Gesù di Nazareth, della Seconda Persona della Santissima Trinità nel seno virginale di Maria Corredentrice.
5. Noi crediamo che la Rivelazione, per dono gratuito di Dio, giunge al suo nuovo compimento in Cristo Gesù, vero Dio e vero uomo, Seconda Persona della Santissima Trinità, nato a Betlemme da Maria Santissima, morto crocifisso a Gerusalemme sotto Ponzio Pilato, dopo tre giorni risorto dai morti e asceso al Cielo alla destra del Padre.
6. Noi crediamo che dei bagliori della “memoria” di quanto rivelatoci da Dio in Adamo possano costituire alcuni convincimenti di confessioni religiose ante et post Christum natum, ma che la pienezza e la totalità della Verità, che coincide col Cristo Gesù, è solo nel Suo Corpo Mistico: la Chiesa Cattolica.
7. Noi crediamo che la Rivelazione – giunta a definitivo compimento con l’incarnazione del Figlio – è l’origine della Conoscenza spirituale, la cui fonte è Dio Padre e pertanto non prevede ulteriori rivelazioni che la completino (Gv 15,15). La Rivelazione, in quanto tale, non contempla conoscenze o insegnamenti “occulti” la cui trasmissione sia riservata ad una ristretta cerchia di “privilegiati” (Is 45,19; Gv 18,20-21; Rm 16,25; Ef 3,5). L’iniziazione cristiano-cattolica avviene attraverso i sacramenti: Battesimo, Confermazione, Eucaristia (CCC 1212, 1229-33).
8. Noi crediamo che la Rivelazione comporti ed esiga differenti gradi di penetrazione entro la sostanza dei suoi Misteri, quando ciò sia concesso per Grazia divina, attraverso la sola opera dello Spirito Santo (Sap 9,17-18; CCC 283, 1303, 1831, 2500). Il dono della Sapienza implica una retta disposizione interiore, che non può prescindere da un’autentica conversione del Cuore (Metánoia) e dal conseguente svuotamento di sé (Kenosis) quali sono richiesti da un reale cammino di santificazione (Rm 16,25; Ef 1,17; 35).
9. Noi crediamo che il Depositum Fidei originato dalla Rivelazione e la predicazione del Vangelo, sono stati affidati dal Signore Gesù alla Santa Madre Chiesa Cattolica e Apostolica in funzione del mandato ricevuto da Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa» (Mt 16,18) e dagli Apostoli: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).
10. Noi crediamo nella libertà di ciascun uomo di professare il proprio credo religioso, purché nel rispetto delle tradizioni, delle leggi e dei costumi del contesto che lo ospita; ciò nondimeno condanniamo fermamente ogni tipo di sincretismo religioso. Analogamente condanniamo con fermezza ogni ideologismo pseudoreligioso e settaristico, tra le cui minacciose ed infide file identifichiamo in particolare la massoneria quale la più pericolosa ed esiziale per la S. Chiesa Cattolica. Dunque ribadiamo assolutamente il principio: «Salus extra Ecclesiam non est» (S. Cipriano, Epistola 72, A Papa Stefano); ad ogni modo, riconosciamo come valido anche il sussistere di un particolare e profondo rapporto di comunione con le Chiese Ortodosse (CCC 838).
11. Noi crediamo, conformemente ai munus propri del Signore Gesù: Sacerdote, Re e Profeta, alla bipartizione in terra del potere spirituale e di quello temporale – Papato e Impero, nella cui unità sinergica si costituisce la Santa Madre Chiesa – ai cui vertici e alle cui gerarchie, nel rispetto e nella osservanza della lex naturalis Dei, giuriamo fedeltà e obbedienza per quanto concerne, rispettivamente, i propri ambiti di giurisdizione.
12. Noi crediamo nella nostra personale offerta sacrificale a servizio della Santa Madre Chiesa, per la maggior gloria e lode di Dio, per il trionfo della Giustizia, per il bene comune dei nostri popoli, per la salvezza delle nostre anime e di quelle che l’Altissimo ha voluto affidarci.
Ad maiorem Dei gloriam
EMBLEMA
L’emblema sintetizza l’idea cui il Sodalizio s’ispira: la difesa della Fede e la difesa dei perseguitati dall’ingiustizia. Nella realizzazione quotidiana di questa missione i confratelli realizzano la propria vocazione: vivere la vita come milizia a servizio di Cristo realizzando, nella milizia, il servizio al prossimo a maggior gloria di Dio.
La dedicazione del Sodalizio alla Madre di Dio nella sua funzione di soccorritrice dei miseri riconosce a Maria il ruolo di Madre di Misericordia e la funzione di Celeste Dama cui il Cavaliere dedica la propria quotidiana battaglia e in cui ripone le proprie speranze. Il Cavaliere sa bene di essere il primo tra i miseri che hanno bisogno del suo celeste soccorso. Lo scudo rappresenta il potere della Fede, corazza del credente che difende il Miles dalle insidie del Nemico e dalle insidie latenti nella propria mente e nel proprio cuore. La prima e più importante Militia cui il Cavaliere ha consacrato la propria persona è quella che lo impegna a combattere l’incessante battaglia contro le suggestioni del male.
La croce che inquarta lo scudo rappresenta il quotidiano sacrificio cui, memore del Sacrificio compiuto da Cristo per la salvezza dell’uomo, il Cavaliere s’impegna a difendere la Fede, a combattere contro l’empietà e l’ingiustizia e a servire Cristo nella persona del prossimo. La croce, inoltre, dichiara la fedeltà che impegna il Cavaliere a difendere la Santa Chiesa Cattolica e la retta Dottrina di cui essa è custode.
La rosa a cinque petali è emblema tradizionale della Cavalleria: il numero dei petali corrisponde ai cinque sensi che il Cavaliere è tenuto a padroneggiare con quotidiano esercizio e a dirigere a servizio dell’idea. Come i petali della rosa s’irradiano armoniosamente dal centro della stessa, così, nella persona del Cavaliere, le facoltà e i sensi s’irradiano dal cuore e attorno ad esso si ordinano.
Il cinque è il numero delle quattro direzioni dello spazio ordinate attorno al centro e corrisponde anche al numero dei quattro elementi (fuoco, aria, acqua, terra) che, attraverso le loro combinazioni, compongono la sostanza del cosmo. Al centro di essi, la quinta essentia, o “etere”: il potere divino che crea e regge il mondo e si manifesta nelle congiunzioni degli elementi. Riferito alla persona, il cinque esprime il dominio sui quattro elementi (che connotano anche le qualità caratteriali) e si riferisce alla capacità di discernimento la quale permette di mantenersi al centro delle vicissitudini dell’umana esistenza in unione col Centro: con Dio presente ed agente nella nostra esistenza.
Il colore giallo dei petali, per la sua relazione con l’oro, esprime “regalità”. Il rosso del bottone centrale della rosa si riferisce al sangue ma, in questo contesto, non a quello che il Cavaliere è disposto a versare a maggior gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli e neppure al “sangue” inteso come quotidiano sacrificio. Qui, il colore rosso esprime la vivente presenza del Sangue di Cristo nel cuore del Cavaliere; presenza che trasforma l’azione in preghiera. La rosa corrisponde, in questo senso, alla mistica coppa del Graal e al cuore redento in Cristo. La rosa, infine, è il simbolo di Maria cui è consacrato maggio, il mese in cui l’umile fiore sboccia. La rosa della Cavalleria non è la rosa pomposa dei giardini, ma l’umile rosa amante del silenzio e della solitudine del bosco. Raccoglimento e umiltà sono due condizioni essenziali a far sì che il recte agere esprima il recte scire.
La spada simboleggia la militia Christi. Il profilo dell’elsa traccia l’ottagono cristico, lo stesso degli antichi battisteri, a esprimere il mistero della Redenzione: l’ottavo giorno, quello dell’Incarnazione del Figlio, che fa seguito ai sette giorni della creazione. Il duplice taglio della spada ricorda al Cavaliere l’ammonizione contenuta nel rituale d’Investitura: «neminem iniuste laedas: non arrecar danno ingiustamente ad alcuno» e gli ricorda che combattere per sé stesso e per il proprio nome equivale a uccidere la propria anima. Il duplice taglio, rivolto allo stesso tempo verso il nemico e verso la propria persona, esprime la necessità del duplice combattimento, spirituale e materiale. La tempra dell’acciaio sottoposto all’azione del fuoco, plasmato e indurito dai colpi di martello e reso tenace e flessibile dall’acqua corrisponde, analogicamente, al processo per cui l’anima del Cavaliere, la sua mente e il suo corpo si formano nel quotidiano confronto con le prove dell’umana esistenza.
I colori hanno anch’essi significato simbolico.
Il rosso esprime l’ideale del sacrificio. Il nero simboleggia le potenze del caos contro le quali il Cavaliere è tenuto a combattere in sé stesso e nel mondo; il nero, inoltre, esprime il silenzio, l’anonimato e l’umiltà cui il Cavaliere è tenuto a conformare la propria opera ed esprime l’austerità cui egli deve improntare la propria esistenza e i propri desideri. Il bianco simboleggia purezza: purezza nelle intenzioni; purezza nei sentimenti; purezza nella persona. La battaglia più pura, e la più meritevole di lode, è quella in cui, incurante della sconfitta e della vittoria, il combattente impegna sé stesso cosciente di fare ciò che è giusto fare al servizio della verità e della giustizia e a maggior gloria di Dio. Il giallo, colore dell’oro e del sole, esprime la vittoriosa presenza dello spirito, divenuto padrone del sentire, del volere e dell’agire. Solo chi è divenuto, in sé stesso, padrone della propria persona, solo costui merita appieno il titolo di “re”. E solo a costui è permesso l’accesso alla Cavalleria Celeste.