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Léon Degrelle (1906-1994): una pagina profetica.

 

Preambolo della Redazione

Al di là delle peculiari scelte politiche di Léon Degrelle, ciò che ci preme porre qui in rilievo è piuttosto il carattere profetico di alcune sue riflessioni, che riproponiamo qui di seguito.

Esse assumono tutto il proprio valore allorché poste in relazione con quella che è la cronaca e la valenza escatologica del presente momento storico, in cui assistiamo ad uno scontro di ‘principi ontologici’ che pongono oggi in antagonismo la Federazione Russa e l’Occidente.

Di Degrelle non va dimenticata, accanto all’attività intellettuale-politico-militare, in particolar modo la profonda sensibilità di carattere mistico-cattolico.

Non priva di significato fu la circostanza dell’intervista che egli concesse al filosofo russo A. Dugin alla fine del 1993, a pochi mesi dalla propria morte. Ciò costituisce una chiara testimonianza del possesso, da parte di entrambi, di un livello di intellettualità ‘verticale’ che supera i passati antagonismi, ‘orizzontalmente’ propri delle rispettive provenienze storico-politiche.

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«Solo una nazione che disponga di una leva potente […] ha la possibilità di portare a compimento la unificazione del continente europeo.

Se tenterà questo con la forza, la Russia sovietica moltiplicherà per dieci le sue difficoltà attuali, perché i duecentocinquanta milioni di Europei occidentali diverranno per essa ancor più inassimilabili dei milioni di semianalfabeti dei Carpazi o della pustza. Essa risulterà ancora maggiormente minacciata da un’esplosione interna. È appunto a un’esplosione del genere, nella stessa Unione Sovietica, che io voglio credere. Nella Francia della Rivoluzione, chi al tempo dei crimini del Terrore avrebbe potuto immaginare che poco dopo sarebbe sorto un Buonaparte il quale avrebbe raddrizzato col suo pugno di ferro una Francia precipitata nell’abisso? E qualche anno dopo lo stesso Buonaparte sarebbe stato quasi sul punto di creare l’unità dell’Europa!

Un Buonaparte russo può sempre sorgere. Il giovane Maresciallo Tuchacevskij ne aveva le capacità nel 1937, ma fu messo a morte da Stalin su consiglio di Benes. Già ora, in Russia, alcuni spiriti eletti si ribellano da ogni parte. Da questo popolo dove i geni abbondano un giovane ufficiale di genio può sorgere a liberare la Russia, paese in cui, nonostante l’abiezione del comunismo — o per reazione a esso —, le più nobili virtù familiari e religiose rimangono saldamente radicate, ergendo- si verso tutti e contro tutto.

Per un nuovo artefice dell’Europa una Russia liberata costituirebbe una leva senza confronto: oltre un quarto di miliardo di abitanti, materie prime in abbondanza, uno straordinario retroterra formato dalla Siberia. La Russia costituisce nella nostra epoca l’unico strumento ancora impiegabile se si vuole forgiare l’Europa di domani […] L’Europa potrebbe quindi ottenere da un Europeo dell’Est quello che non riuscì a realizzare un Europeo dell’Ovest.     Fantasia, immaginazione? Sì, purtroppo… Esclusa però tale possibilità e a meno che non intervenga uno sforzo quasi miracoloso, l’Europa è finita.

La sua decomposizione potrà soltanto accelerarsi. Essa risulta corrotta spiritualmente e moralmente, divorata da un materialismo sempre più esigente. Contaminata nel suo sangue da un’invasione straniera spaventosamente prolifica, l’Europa perde poi la propria sostanza a forza di milioni di aborti ogni anno e grazie a due miliardi di pillole assassine. Di fronte a questa Europa tisica, gli altri mondi sono progressivamente destinati ad assumere proporzioni colossali. Nel prossimo secolo la piccola Europa sarà un cortile d’’ospizio di contro ai sette, otto, dieci miliardi di asiatici, di africani, di meticci sudamericani.

Questi saranno divenuti quasi tutto, nell’universo: noi, quasi niente».

Léon Degrelle, Militia, Ed. Ar, Padova 2019, pp. 117 sgg.

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Cenni biografici (a cura di Cinabro Edizioni)

Léon Degrelle (Bouillion 1906 – Málaga 1994) è stato giornalista e scrittore, fondatore del movimento politico Rex, audace, volontario e pluridecorato combattente della legione Wallonie sul fronte dell’Est. Esiliato in Spagna nel 1945, fu innanzitutto un capo, di uomini e di anime. Cantore di un’Europa eroica e imperiale, la vita e l’opera di Léon Degrelle rappresentano un punto di riferimento etico-politico imprescindibile per chi oggi «crede ancora allo scintillio delle stelle».