Autore: Pavel Florenskij –
Editore: Adelphi, Milano 2004 –
“Esiste la Trinità di Rublev, perciò Dio è” (da Le Porte Regali, p. 64)
Questo saggio, curato da Elémire Zolla, è la prima traduzione mondiale di un testo di Pavel Aleksandrovic Florenskij risalente al 1922 e fortunosamente riemerso in Russia in anni recentissimi. Nato ad Evlach in Azerbaigian il 9 gennaio 1882 e fucilato dal regime stalinista l’8 dicembre del 1937 a Leningrado, dopo essere stato deportato nell’estremo Nord della Russia, Florenskij fu sacerdote ortodosso, mistico, filosofo, teologo, matematico, ingegnere, chimico, teorico dell’arte, del linguaggio, del simbolico e dell’immaginale. Nella sua vita si incontrano senza contraddizioni l’uomo di scienza e l’uomo di fede: non meraviglia dunque che l’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II lo includeva tra i “grandi teologi cristiani che si segnalano anche come grandi filosofi”.
Definito il Leonardo e il Pascal russo, egli fu una soggiogante figura di mistico: chi poté conoscerlo ha testimoniato dell’immenso potere che aveva la sua persona. Per decenni i suoi scritti furono, per molti russi, una leggenda – e inappagato il desiderio di ritrovarli. Oggi, a poco a poco, e per vie traverse, essi ricominciano a filtrare, in Russia e in Occidente.
Il mondo della pittura di icone, che Florenskij ci svela in queste pagine, rimarrebbe per sempre incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d’arte. Esente dalla prospettiva, incompatibile con la concezione della pittura dominante in Occidente dal Rinascimento in poi, l’icona presuppone una metafisica delle immagini e della luce. Ed è a questa metafisica che Florenskij ci introduce, scendendo poi in analisi storiche acutissime, che svariano dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalle forme dei panneggi al significato dell’oro e al nesso fra le icone e la liturgia della Chiesa orientale. Accompagnati da questa guida incomparabile, possiamo così finalmente varcare le «porte regali» dell’iconòstasi, «confine fra il mondo visibile e il mondo invisibile», luogo dove si manifesta una pittura sublime, in cui le cose sono “prodotti della luce”.
Il lascito degli scritti di Florenskij è molto vasto e non ancora interamente pubblicato. Ricordiamo soltanto alcune delle più recenti traduzioni apparse in Italia: La mistica e l’anima russa (Cinisello Balsamo 2006), Lo spazio e il tempo nell’arte (Milano 2007), Il simbolo e la forma (Torino 2007), Il concetto di Chiesa nella Sacra Scrittura (Cinisello Balsamo 2008), La colonna e il fondamento della verità (Cinisello Balsamo 2010), Non dimenticatemi. Lettere dal Gulag (Milano 2018), La prospettiva rovesciata (Milano 2020).